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Operazione Odissea all'alba in Libia

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Messaggio Da pnd90 Dom 20 Mar 2011 - 13:29

ragazzi sicuramente tutti ne siete già a conoscenza, ragazzi ma questa è guerra?

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-03-20/scatta-operazione-odissea-alba-081124.shtml?uuid=Aa6P31HD

Una coalizione di cinque paesi ha lanciato ieri un attacco militare contro la Libia, prendendo di mira in particolare le difese aeree di Muammar Gheddafi attorno a Misurata e Tripoli per consentire la creazione di una «no-fly zone» e impedire nuovi attacchi contro civili. Della coalizione, ha spiegato il Pentagono, fanno parte Francia, Gran Bretagna, Canada e Italia. Attualmente il comando dei raid missilistici è affidato agli Stati Uniti che successivamente, ha chiarito il Pentagono, lo passeranno alla coalizione degli alleati
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Messaggio Da Bena RS Dom 20 Mar 2011 - 13:33

ho letto anche io sul giornale stamattina....cmq secondo me non è proprio sbagliata come procedura bisogna cominciare a metere un freno a tutte queste cose che succedono...
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Messaggio Da pnd90 Dom 20 Mar 2011 - 13:41

si sono d'accordo perchè questa offensiva è solo per consentire la "no-fly zone"
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Messaggio Da Bena RS Dom 20 Mar 2011 - 13:44

si giusto....
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Messaggio Da pnd90 Dom 20 Mar 2011 - 14:41

la base organizzativa sarà la sede NATO di Bagnoli (na)...
mentre in vari aereoporti italiani stanno arrivando i jet e i bombardieri danesi e spagnoli...
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Messaggio Da pnd90 Dom 20 Mar 2011 - 14:52

Tripoli, 20 mar. - "Cadrete come sono caduti Hitler e Mussolini. E' questa l'epoca dei popoli e non delle guerre organizzate. Tutti i libici si stanno armando. La terra libica diventerà un inferno e vi combatteremo se continuerete ad attaccarci". E' quanto ha affermato Muammar Gheddafi in un messaggio trasmesso dalla tv di stato. "I magazzini di armi sono aperti per il popolo e abbiamo armato i cittadini - ha aggiunto - questa è una nuova guerra crociata ma l'Islam non perderà e loro perderanno".

"Siamo pronti ad una guerra gloriosa di lunga durata contro l'occidente", prosegue il raìs. "Avete visto cosa è accaduto in Somalia, gli americani nulla hanno potuto in quel paese in Afghanistan e in Iraq - ha aggiunto - Avete visto Osama Bin Laden è un uomo debole eppure ha sconfitto l'occidente, per questo anche noi li sconfiggeremo. Loro non hanno imparato dalla lezione della Somalia. Combatteremo una guerra di lunga durata e non potrete andare avanti in Libia".

"L'Italia ci ha tradito, come lo ha fatto la Francia, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti" ha quindi affermato Gheddafi nel suo discorso. "Combatteremo sulla nostra terra, palmo a palmo. La gente di Bengasi non permetterà che la bandiera americana, francese e britannica sventolerà sulla loro città. L'attacco subito dal nostro paese non ha giustificazioni". "Non faremo passi indietro e non moriremo" avverte poi il raìs, che aggiunge: "Non lasceremo che l'occidente si appropri del petrolio libico noi armeremo il popolo libico con tutti i tipi di armi".

Il messaggio di oggi, come quello trasmesso ieri sera, è solo audio. Il colonnello non appare in video. "Anche se finiranno i nostri uomini - ha aggiunto - usciranno a combattere le nostre donne contro i cristiani".
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Messaggio Da pnd90 Dom 20 Mar 2011 - 19:36

L'Italia, portaerei naturale nel Mediterraneo. La nostra lunga penisola che punta al nordafrica torna a essere al centro delle strategie militari anche se le decisioni politiche sull'intervento in Libia hanno trovato il loro propellente in Francia e Gran Bretagna.


Le sette basi messe a disposizione di "Odissea all'alba" stanno entrando in piena azione mentre il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ribidisce che "Non siamo entrati in guerra. Siamo impegnati in un'operazione autorizzata dal Consiglio di sicurezza dell'Onu.
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Messaggio Da Gin Lun 21 Mar 2011 - 13:56

la base di Decimomannu (CA) è veramente una base appoggio, ho visto dei caccia passare sopra casa!
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Messaggio Da agrars Lun 21 Mar 2011 - 17:50

Bhè, io non vado + Milano.... Shocked
Quei bastardi se devono fare qualcosa lo fanno nelle grandi città.....
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Messaggio Da Bena RS Lun 21 Mar 2011 - 18:40

be quello è vero....
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Messaggio Da Scickho Lun 21 Mar 2011 - 19:08

Rimane il fatto che primo hanno approfittato e fatto accordi con gedhafi e ora che è scomodo a tutti attaccano. E continuiamo a buttare vite e risorse finanziarie in queste faide tra capi di stato...solito mondo capitalista
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Messaggio Da pnd90 Lun 21 Mar 2011 - 19:47

in questo momento siamo al servizio dell'onu...e poi a dire la verità nessun capo vuole la sconfitta di gheddafi, visto che ha investimenti in tutto il mondo...il suo crollo sarebbe una grande perdita per migliaia di società...
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Messaggio Da agrars Lun 21 Mar 2011 - 21:10

Dieci anni fa.........


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Messaggio Da pnd90 Mar 22 Mar 2011 - 7:40

tutti i sodi spesi nelle guerre potrebbero realmente essere destinati a nuovi scopi...

intanto...

Proseguono le operazioni della coalizione internazionale in Libia. Alla fine della terza giornta di 'Odyssey Dawn' i media danno notizia di una raffica di raid su Tripoli e diverse altre città libiche, con la contraerea entrata in funzione nella capitale nei pressi del bunker di Gheddafi. Notizie che non trovano ancora conferme ufficiali.

In giornata le informazioni dei vertici militari sembravano indicare una riduzione delle azioni militari sulla Libia. L'intensità dell'azione militare Usa in Libia potrebbe avere già raggiunto il suo picco. Lo rende noto il portavoce dell'Africa Command statunitense, Vince Crowley, che spiega: "Stiamo passando dalla fase di azione alla fase di pattugliamento, la partecipazione dei nostri aerei si è in qualche modo ridotta". Comunque la no-fly zone coprirà presto un'area di 1.000 chilometri, ha detto il generale statunitense Carter Ham, comandante di Africom.

L'intervento militare in Libia è stato finora "un successo", ha affermato il ministro degli esteri francese Alain Juppè al termine del Consiglio Ue affari esteri a Bruxelles. Juppè ha anche dichiarato che la Nato è "disposta a intervenire a sostegno" della coalizione "tra qualche giorno". E nel caso in cui non si arrivasse ad un accordo sul comando Nato per l'operazione, l'Italia, fa sapere il nostro ministro degli Esteri Franco Frattini , potrebbe decidere di assumere il controllo delle proprie basi. Se non si arrivasse ad un comando unico sotto l'ombrello della Nato, "dovremo trovare un modo affinché, se ci fosse la moltiplicazione dei comandi, l'Italia assuma la responsabilità del controllo sulle proprie basi".

Aut aut dalla Norvegia, le cui forze non verranno impiegate "fino a quando non sarà chiarito chi ha il comando delle operazioni", ha annunciato il ministro della Difesa norvegese Grete Faremo, citata dalla Ntb.

Quanto al rimorchiatore italiano bloccato dalle autorità libiche sabato, il mezzo è ancora in navigazione e non ha raggiunto un attracco. Frattini ha dichiarato: "E' una rotta che stiamo seguendo molto da vicino per evitare in primo luogo rischi all'incolumità degli italiani a bordo".

Nel secondo giorno delle operazioni militari in Libia, domenica, sono stati impiegati anche gli aerei italiani. Poco dopo le 20, dalla base militare di Trapani Birgi erano partiti sei Tornado che hanno raggiunto la Libia. "L'operazione condotta dai nostri velivoli è stata un'operazione di soppressione delle difese aeree avversarie'', ha spiegato il Colonnello Mauro Gabetta, Comandante del 37esimo Stormo della base militare di Trapani Birgi. E oggi si registrano nuovi movimenti delle nostre forze con decolli ed atterraggi di diversi velivoli, tra Tornado e F-16, a Trapani. Alla base militare le bocche sono cucite sulle operazioni militari. In mattinata erano riprese le operazioni aeree francesi in Libia. Sono decollati oggi anche tre velivoli spagnoli dalla base aerea di Decimomannu. Sembre dalla base in Sardegna è partito un airbus A320 dell'Aeronautica militare canadese. Entrati in azione per la loro prima uscita anche gli F-16 del Belgio.

In serata è arrivata poi la notizia di esplosioni e colpi dell'antiaerea uditi a Tripoli. Lo riferisce l'emittente britannica Bbc, secondo la quale i colpi sono stati sparati dalla zona di Bab al-Aziziya, dove si trova la residenza-bunker del colonnello Muammar Gheddafi. La tv di Stato libica sostiene che Tripoli si trovi sotto l'attacco delle forze aeree della coalizione internazionale.

Bombardamenti aerei sarebbero stati eseguiti anche contro la città di Sebha, circa 800 km a sud della capitale Tripoli, nota come una delle roccaforti del colonnello. E' quanto sostiene la tv satellitare al-Arabiya. Se il raid fosse confermato, sarebbe il primo a essere condotto in una località libica così a sud. Un raid aereo - riferisce un portavoce del governo libico citato dall'emittente satellitare al-Arabiya - è stato eseguito dalle forze della coalizione internazionale contro il porto e l'aeroporto di Sirte e contro alcune località portuali vicine. Il raid avrebbe fatto ''numerosi morti''.

Negli attacchi sferrati finora, un missile aveva colpito e completamente distrutto proprio un edificio ''di comando e di controllo'' di Gheddafi nel complesso di Bab el Aziziya a Tripoli. Lo ha riferito un funzionario della coalizione a 'SkyNews', precisando che l'edificio si trova a circa 50 metri dalla tenda dove il Colonnello è solito incontrare i suoi ospiti a Tripoli.

Circolano inoltre voci circa la morte di Khamis Gheddafi, figlio del colonnello, il quale sarebbe deceduto ieri a Tripoli. Secondo quanto ha annunciato il sito dell'opposizione libica 'al-Manara', Khamis sarebbe morto per le ferite riportate nei giorni scorsi quando un pilota dell'aviazione libica passato con l'opposizione avrebbe aperto il fuoco contro di lui.

Intanto le truppe fedeli al colonnello hanno lanciato una nuova offensiva contro gli insorti nella città di Zintan, situata circa 150 chilometri a sudovest di Tripoli. Lo ha riferito l'emittente 'al-Jazeera', secondo cui l'attacco è durato diverse ore.

Le forze fedeli al Colonnello, riferisce un portavoce dei ribelli, starebbero inoltre portando civili a Misurata dalle città vicine per usarli come scudi umani.

Nella città della Tripolitania si continua a combattere. Almeno 40 persone, secondo fonti degli insorti citate da 'al Jazeera', sono state uccise dalle forze fedeli al colonnello. Stando a un portavoce delle forze armate libiche, citato da al-Arabiya, Misurata sarebbe tornata sotto il controllo delle forze fedeli al colonnello.

Ciononostante dai ribelli non c'è disponibilità al negoziato. ''Ci ritroviamo in una guerra a cui siamo stati costretti dal dittatore - ha detto, citato da al-Jazeera, Adel Abdelhafidh Ghoka, dirigente del Consiglio nazionale transitorio, in una conferenza stampa a Bengasi - Ci rifiutiamo di negoziare con lui, vogliamo vedere la sua fine, è considerato a livello internazionale un criminale di guerra e sarà giudicato per genocidio''.


Si sono concluse positivamente ieri le missioni di 'accecamento' dei siti radar libici condotte dai tornado italiani. Lo ha riferito l'Aeronautica militare, spiegando che questa tipologia di missione, denominata 'SEAD' (Suppression Of Enemy Air Defenses), ha come obiettivo quello di rendere inefficaci le installazioni di difesa aerea nemica. L'esito positivo di una missione SEAD puo' essere di fatto conseguito anche in funzione di deterrenza, quando nell'ambito di un'operazione aerea complessa non viene rilevata la necessita' di utilizzare l'armamento in dotazione al velivolo (missili aria-superficie).
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Messaggio Da pnd90 Gio 24 Mar 2011 - 8:28

Ancora una volta la Nato non è riuscita a trovare un accordo su chi debba assumere delle operazioni militari in Libia.

Questa volta sembra che a creare problemi sia stata la Turchia, secondo cui la NATO non dovrebbe assumersi la responsabilità di operazioni offensive che potrebbero causare vittime civili nel far rispettare la no-fly zone.

I 28 ambasciatori dell'alleanza hanno litigato a Bruxelles per il terzo giorno consecutivo senza trovare un accordo, malgrado la telefonata fatta ieri notte da Obama a Sarkozy.

Adesso, Washington, Londra e Parigi sono d'accordo che l'Alleanza atlantica dovrebbe svolgere un ruolo chiave, ma è necessario un accordo dei 28 stati, che tarda a trovarsi.

I colloqui Nato continueranno oggi, ma i problemi da risolvere sono molti.

In questo contesto la Russia vuole un cessate il fuoco, gli Usa pensano di diminuire gli attacchi nei prossimi giorni e di mantenere il coinvolgimento dei paesi arabi, l'Algeria ha condannato i bombardamenti, l'India rifiuta ogni intervento militare straniero e la Francia auspica che il regime di Gheddafi crolli da solo.

L'operazione si potrebbe fermare "in qualsiasi momento" se Gheddafi accetterà il cessate il fuoco, ha detto il ministro degli esteri francese Alain Juppé, secondo cui, la Francia che ha guidato l'offensiva con Londra e Washington, dovrebbe mantenere il controllo dei bombardamenti.

Belgio, Canada, Danimarca e Norvegia, oltre all'Italia, spingono per un trasferimento del comando alla NATO. Gli Stati Uniti che coordinano le operazioni aeree in Libia non vogliono impantanarsi in una terza guerra nei paesi musulmani, dopo Iraq e Afghanistan e intendono passare velocemente il testimone.

Ieri, intanto, in Libia i caccia militari della coalizione ONU hanno attaccato di nuovo la caserma-bunker di Muammar Gheddafi a Tripoli. Le forze militari di Gheddafi si sarebbero dirette verso Misurata, scontrandosi con i ribelli. Ci sarebbero stati 16 morti.
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Messaggio Da pnd90 Dom 27 Mar 2011 - 10:49

La Nato assumerà il comando di tutte le operazioni militari in Libia. L'annuncio è arrivato in una giornata di grande fermento diplomatico, che ha visto da un lato Italia e Francia dividersi sulla gestione del dopo-Gheddafi e, dall'altro, il tentativo di mediazione tra l'Unione Africana e rappresentanti del regime di Muammar Gheddafi.

Il comando alla Nato - L'Alleanza Atlantica ha comunicato che "entro qualche giorno", secondo il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini "fra domenica e lunedì", assumerà il controllo completo non solo per quanto riguarda la 'no-fly zone', ma anche per tutte le azioni militari contro gli obiettivi di terra, necessarie per garantire il rispetto della risoluzione numero 1973 del Consiglio di Sicurezza dell'Onu.
"Assicureremo il coordinamento per evitare conflitti con la coalizione" che ha operato finora, ha spiegato la portavoce Nato Oana Lungescu, mentre i vertici militari hanno precisato che per imporre il rispetto del divieto di sorvolo occorrerà impiegare "decine di aerei, non centinaia".
Una soluzione sostenuta con forza dall'Italia, che ha "assolutamente" soddisfatto il premier Silvio Berlusconi. La missione, ha aggiunto Lungescu, in linea di massima è stata pianificata per avere una durata di "tre mesi", che tuttavia potrà essere ulteriormente prolungata o, se del caso, anche abbreviata a seconda delle necessita'.

Francia e Inghilterra annunciano una soluzione in comune - Da Bruxelles, dove in giornata si è riunito il Consiglio Europeo, il presidente francese Nicolas Sarkozy ha riferito che Parigi e Londra stanno approntando "una soluzione politica e diplomatica" per la Libia. Una notizia accolta con sorpresa alla Farnesina dove si fa notare che anche "l'Italia ha le sue idee e le sue proposte per accompagnare il processo, gestito dai libici, per la nascita di nuova Libia unita e democratica e ne parleremo con i nostri partner nelle sedi opportuno, gia da martedì a Londra".

Il tentativo di mediazione dell'Unione Africana - Nel frattempo ad Addis Abeba una delegazione del regime guidata dal segretario del Congresso Generale del Popolo, Mohammed al-Zwai, ha partecipato a una seduta straordinaria dell'Unione Africana che ha coinvolto i ministri degli Esteri di Repubblica del Congo, Sudafrica, Mali, Mauritania e Uganda e rappresentanti di Onu, Lega Araba, Cina, Francia, Russia e Stati Uniti.
Lo scopo dell'Ua è favorire il dialogo tra regime e ribelli. All'incontro però mancavano esponenti del Consiglio Nazionale Provvisorio istituito a Bengasi dagli insorti, che ha ribadito la contrarietà a ogni tipo di trattativa sia con l'attuale regime sia con le stesse tribù.

Gheddafi promuove tutti i membri delle forze armate - Da Tripoli arrivano segnali discordanti. Il regime si è detto infatti "pronto ad attuare la road map" proposta dall'Unione africana per mettere fine alle ostilità in Libia secondo quanto ha affermato il rappresentante del regime di Muammar Gheddafi ad una riunione dell'organizzazione africana ad Addis Abeba.
D'altra parte il colonnello Muammar Gheddafi ha promosso tutti i componenti delle sue forze armate, di quelle di sicurezza e della polizia. Lo ha annunciato la tv di Stato. Una misura che appare presa per incentivare l'azione delle forze armate contro gli insorti che, dopo l'intervento della coalizione, si sono trovati in una posizione di vantaggio rispetto alle truppe del colonnello.

"Il fratello leader della rivoluzione ha deciso di promuovere tutti i componenti del popolo armato che sono al momento inquadrati nelle varie unità militari per la loro eroica e coraggiosa lotta contro l'aggressione crociata e colonialista", si afferma nell'annuncio. "La promozione - viene precisato - include tutti i componenti della sicurezza generale e della polizia".

Ribelli: "Oltre 8mila morti dall'inizio della guerra" - I rivoltosi intanto hanno inoltre fornito un bilancio provvisorio delle ostilità: dal 17 febbraio, data in cui è iniziata la rivoluzione, sarebbero morte tra le ottomila e e le diecimila persone. Il segretario generale dell'Onu a sua volta ha messo in guardia sul rischio di un esodo di 250.000 profughi. Da Agedabia sempre i ribelli hanno fatto sapere che sono ripresi i bombardamenti, al punto che caccia della coalizione a loro volta hanno attaccato i governativi. Missione d'esordio inoltre per aerei del Qatar, divenuto il primo Stato arabo a partecipare concretamente all'operazione 'Odissey Dawn'. Intanto, gli Emirati Arabi Uniti invieranno 12 aerei che prenderanno parte alle operazioni per fare rispettare la no-fly zone imposta in Libia.

Raid su Tripoli - E sul fronte bellico continua l'offensiva. Aerei da guerra occidentali hanno colpito le forze terrestri libiche in una strategica cittadina orientale. A Tripoli, invece, gli abitanti hanno riferito di un altro raid aereo poco prima dell'alba di venerdì 25 marzo, annunciato dal rombo dei velivoli e seguito da un'esplosione distante e dal rumore della difesa antiaerea.
Il portavoce del regime, Moussa Ibrahim, ha denunciato la morte di "circa cento civili" sotto le bombe della coalizione internazionale. Su questa ipotesi il ministro degli Esteri britannico William Hague ha dichiarato che "non ci sono indicazioni confermate" che i raid della coalizione in Libia abbiano provocato vittime civili.

Combattimenti a Ajdabiya e Misurata - Secondo quanto riferiscono testimoni alla tv satellitare al-Arabiya, inoltre, sono in corso violenti combattimenti presso l'entrata orientale della città di Ajdabiya, in Cirenaica tra lealisti e ribelli. Le brigate fedeli a Muammar Gheddafi hanno iniziato un pesante cannoneggiamento delle postazioni dei rivoltosi e ribelli sarebbero nella città. Molti combattenti appartenenti alle forze di Gheddafi sono stati presi in ostaggio dopo una dura battaglia con i ribelli, ha aggiunto la tv. Le forze pro-Gheddafi si trovano adesso posizionati ad ovest di Ajdabiya.

Le forze fedeli a Muammar Gheddafi sono tornate a bombardare anche Misurata, ultima vera roccaforte dei rivoltosi in Tripolitania: lo hanno denunciato fonti insurrezionali contattate telefonicamente, secondo cui è stata in particolare presa di mira da mortai e carri armati una zona residenziale chiamata al-Jazira, alla periferia nord-occidentale della città. I morti accertati sarebbero almeno sei, comprese tre sorelline di 2, 5 e 12 anni.
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Messaggio Da Gin Dom 27 Mar 2011 - 14:20

oggi giornata molto attiva per la base di Decimomannu... sono almeno 6 volte che sono passati i caccia sopra casa... un boato assurdo ogni volta! Shocked
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Messaggio Da pnd90 Dom 27 Mar 2011 - 15:20

anche qui da me quando partono da Capodichino è un boato...
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Messaggio Da pnd90 Mar 29 Mar 2011 - 23:24

Come volevano inglesi e francesi, la coalizione impegnata militarmente in Libia avrà una cabina di regia, o meglio "un gruppo di contatto" che affiancherà il comando Nato per gettare le basi politiche del dopo-Gheddafi. "Nei prossimi due mesi, ad aprile e maggio, ci saranno due riunioni in Qatar e a Roma", ha spiegato alla stampa il ministro degli Esteri Franco Frattini al termine della conferenza di Londra sulla crisi libica. All'indomani della conference call che ha riunito Francia, Regno Unito, Germania e Stati Uniti escludendo l'Italia, Frattini ha potuto constatare soddisfatto "l'istituzione di un gruppo di contatto ristretto di cui noi ovviamente facciamo parte": dalle circa 40 delegazioni presenti ai colloqui nella Lancaster House a "non più di 12-14" paesi, fra cui l'Italia. Da questo punto di vista, ha aggiunto il titolare della Farnesina c'è stato un atteggiamento "molto corretto" da parte della Francia che ha "accettato la costituzione di questo gruppo, condividendo che non sia sovrapposto al comando della Nato". La nascita del nuovo coordinamento politico è stata probabilmente l'unico risultato concreto della conferenza londinese, in cui però ha fatto grandi passi l'opzione diplomatica dell'esilio per Gheddafi come unica alternativa alle armi. "L'azione militare continuerà fino a quando Gheddafi non rispetterà pienamente i termini della risoluzione 1973 - ha avvertito Clinton nel suo intervento - (il rais) deve cessare i suoi attacchi contro civili, ritirare le sue truppe dai luoghi in cui sono entrate con la forza e permettere ai servizi di base e all'assistenza umanitaria di raggiungere tutti i libici". In altre parole, Gheddafi deve andarsene e su questo sarebbe stata raggiunta "l'unanimità" secondo Frattini. Ora resta da capire dove. Probabilmente in un paese africano che lo tenga al sicuro dal Tribunale penale internazionale (Cpi) dell'Aia perché la coalizione non è in grado di garantirgli alcun salvacondotto formale, come ha fatto notare Frattini. "Non stiamo cercando un luogo dove Gheddafi possa andare, ma ciò non esclude che altri lo facciano" ha aggiunto con una certa prudenza il padrone di casa, il ministro degli Esteri britannico William Hague. Per Frattini l'Unione Africana ha un ruolo fondamentale da giocare in tal senso, anche se a Londra poi l'organizzazione africana non si è presentata. "Non hanno raggiunto un accordo fra loro su quello che ci avrebbero detto" ha ipotizzato il titolare della Farnesina. Come organizzazioni internazionali erano presenti la Lega Araba, con un emissario del segretario generale Amr Moussa, l'Organizzazione della Conferenza Islamica, e ovviamente Onu, Nato e Unione Europea. Più in generale, l'appuntamento di Londra è servito a sdoganare definitivamente il Consiglio nazionale transitorio di Bengasi come l'interlocutore semi-ufficiale della comunità internazionale. Anche se non ha potuto sedersi intorno al tavolo della conferenza, la delegazione dell'opposizione libica guidata da Mahmoud Jibril è stata ricevuta da diversi protagonisti come Clinton, Hague, Frattini. Non si è discusso, almeno in sede di conferenza, se sia giunto il momento di armare o meno i rivoltosi ma il ministro francese Alain Juppé ha garantito che la Francia è "pronta a farlo" e la Clinton ha teorizzato la legalità di qualsiasi trasferimento dall'estero di armi a favore del movimento del 17 febbraio, sotto il profilo delle risoluzioni Onu. In ogni caso, la coalizione vuole trovare un modo per sostenere anche materialmente l'opposizione al rais, e aggirare l'ostacolo delle sanzioni, per favorire una transizione politica che sia "decisa dai libici" (Hague) e coinvolga tutti i soggetti possibili, dai partiti alle tribù. In questa direzione, il Cnt ha presentato a Londra un manifesto politico in otto punti per la futura Libia democratica. Tra gli obiettivi che il movimento del 17 febbraio intende raggiungere ci sono una bozza di costituzione nazionale; la formazione di organizzazioni politiche e istituzioni civili fra cui partiti politici; il diritto di voto per ogni cittadino; il rispetto della libertà di espressione anche e soprattutto attraverso i media; il rispetto di ogni libertà religiosa. Tutto questo, insieme all'impegno di "rispettare i patti e gli obblighi" dell'attuale governo, contribuisce a rendere il Consiglio di Bengasi un "interlocutore politico sempre più credibile" ha considerato Frattini, che sta pensando di invitare una delegazione del Cnt a Napoli per la prossima riunione euromediterranea in programma ad aprile.
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Messaggio Da pnd90 Ven 1 Apr 2011 - 19:36

Mentre in Libia si continua a combattere, soprattutto intorno a Misurata in Tripolitania e a Marsa el-Brega in Cirenaica, da Bengasi i ribelli hanno aperto a un cessate il fuoco. Tuttavia hanno fissato precise condizioni e hanno avvertito che mai rinunceranno alla richiesta di esilio per Muammar Gheddafi e la sua famiglia. Un punto, questo, su cui hanno insistito anche gli interlocutori britannici dell'intermediario del regime Mohammed Ismail, inviato segretamente a trattare a Londra da Saif al-Islam, secondogenito e virtuale delfino di Muammar Gheddafi.

Non abbiamo alcuna obiezione rispetto a un cessate-il-fuoco", ha dichiarato Mustafa Abdel Jalil, presidente del Consiglio Nazionale Transitorio che governa le aree liberate, nel corso di una conferenza stampa tenuta a Bengasi insieme all'inviato speciale delle Nazioni Unite, l'ex ministro degli Esteri giordano Abdelilah al-Khatib. "A condizione però", ha puntualizzato, "che i nostri fratelli nelle città della parte occidentale del Paese godano di piena libertà di espressione".

Abdel Jalil ha chiesto inoltre che le forze fedeli a Gheddafi "si ritirino e levino l'assedio" dalle località attualmente circondate; e ancora, che siano allontanati i "mercenari" di qualsiasi provenienza. "Il nostro obiettivo principale", ha dichiarato il capo del Consiglio insurrezionale ad Al-Jazeera, "è conseguire una tregua che duri nel tempo". In alternativa, peraltro, ha rinnovato la richiesta di forniture di armi: "Per sconfiggere Gheddafi ne abbiamo bisogno", ha sottolineato.

Intanto le ostilità sul terreno proseguono incessantemente, al pari dei raid aerei della coalizione multinazionale sotto comando Nato, sia pure rallentati dal maltempo che rende difficile individuare i bersagli. Forse anche per tale ragione, stando a quanto denunciato da un medico locale, in un bombardamento su Zawia el-Argobe, a 15 chilometri da Brega, sono morti sette civili giovanissimi di età compresa fra i 12 e 20 anni.

Gli insorti stanno d'altra parte impedendo a chiunque, giornalisti stranieri compresi, di lasciare Agedabia per raggiungere la città teatro degli scontri più violenti: non è nemmeno chiaro dove passi attualmente la linea del fronte, tanto continui e repentini ne sono i rovesciamenti. Al contempo, a deta di fonti dei rivoltosi, Misurata è stata sottoposta a uno dei martellamenti più massicci dall'inizio della crisi: i lealisti la starebbero bombardando "a casaccio", senza alcun rispetto per i civili, con un fuoco concentrico di carri armati, mortai, lancia-granate e missili.
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Messaggio Da pnd90 Lun 4 Apr 2011 - 20:17

NOME IN CODICE "EXECUTIVE ACTION" - Come scrive il sito web dell'Eurasia Review, "i sussurri che alcuni agenti della Cia siano stati inviati in Libia per valutare le dimensioni delle forze ribelli rievocano le intricate operazioni di spionaggio di un'epoca passata". La Cia avrebbe poi "tutto il necessario" per attuare l'"executive action" (cioè l'omicidio nel gergo dell'agenzia) attraverso intermediari, coprire le sue tracce e lasciare il mondo a chiedersi se gli Usa fossero o no coinvolti con la morte di Gheddafi.

L'ORDINE DI GERALD FORD - Ma questo scenario presenta un problema: nel marzo 1976 il presidente Gerald Ford firmò l'ordine esecutivo 11.905, proibendo esplicitamente ai dipendenti del governo statunitense di coinvolgersi o progettare degli omicidi di matrice politica.

SISTEMA TRASPARENTE - E benché gli ordini presidenziali da un punto di vista tecnico non siano delle leggi, sono accolti fedelmente, nonostante qualcuno ritenga che questi ostacoli legali non abbiano mai impedito alla Cia di fare ciò che voleva. "Ma in realtà non è così - sostiene l'Eurasia Review -. Il sistema politico Usa è strutturato in modo tale che ogni violazione del protocollo diviene presto o tardi di dominio pubblico".

DIRITTO INTERNAZIONALE - Diverso invece il discorso per quanto riguarda il diritto internazionale. In tempo di guerra infatti l'immunità che protegge solitamente capi di Stato e membri del governo deve essere sospesa, e possono essere quindi uccisi impunemente sul principio che "un uomo che è morto non può fare la guerra". Con il passare degli anni infatti la legge di guerra è diventata più sfumata: i capi nemici possono essere assassinati per "necessità militari".
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Messaggio Da pnd90 Sab 16 Apr 2011 - 13:02

Misurata, 16 apr - Potenti esplosioni hanno scosso la citta' 'martire' di Misurata, una delle piu' devastate dai combattimenti in Libia. Mentre il bilancio dei morti continua a salire di giorno in giorno, l'Human Rights Watch ha denunciato l'utilizzo da parte delle forze di Gheddafi delle bombe a grappolo: fuorilegge in quasi tutto il mondo.

Oltre ai bombardamenti uditi stamane a ovest della citta' libica di Ajdabiya, dove i ribelli si erano spinti per monitorare la zona a seguito dei raid della Nato degli scorsi giorni, Misurata torna ancora a tremare per le vaste esplosioni che vengono puntualmente accompagnati da raffiche di colpi d'arma da fuoco.

Fonti ufficiali del principale ospedale di Misurata, l'Hikma, hanno riferito all'Afp di aver ricevuto nel corso della notte 5 cadaveri e 31 feriti. L'Hrw ha confermato che le forze governative fedeli al rais hanno fatto uso di bombe a grappolo (cluster bomb) contro la citta' di Misurata.

Accusa, quest'ultima, smentita da un portavoce ufficiale a Tripoli.

''La scorsa notte e' stato come se piovesse'', ha affermato Hazam Abu Zaid, cittadino di Misurata che e' dovuto ricorrere alle armi per difendere la propria casa e il proprio quartiere. L'utilizzo di queste armi micidiali era stato rivelato dal New York Times.

''Chiediamo alla Nato di attaccare Tripoli Street. Qui non vi sono civili'', ha assicurato uno degli insorti
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Messaggio Da pnd90 Lun 2 Mag 2011 - 21:35

Circa duemila persone hanno partecipato a Tripoli ai funerali del figlio minore di Gheddafi, Saif al-Arab (29 anni), e dei tre nipotini del colonnello (due di 2 anni, uno di 4 mesi) uccisi sabato notte in un raid della Nato. Bandiere verdi e foto del leader libico sono state esibite durante la cerimonia. "Siamo tutti con la Libia di Gheddafi", recitava uno striscione. Il rais, scampato per miracolo ai missili, era assente. C'era invece uno dei fratelli, Saif al-Islam, in paramenti tribali
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Messaggio Da pnd90 Ven 13 Mag 2011 - 14:50

"Abbiamo sollecitato e solleciteremo ancora un'azione forte della diplomazia che ponga fine alla guerra in Libia, altrimenti non c'è modo di fermare gli sbarchi". Lo ha detto il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, a margine della festa della Polizia penitenziaria a Roma.

Maroni è tornato a criticare anche la Ue: "L'Europa non sta facendo quello che si è impegnata a fare" riguardo all'emergenza immigrati. Un mese fa l'Europa aveva deciso di prendere alcune iniziative che ancora oggi non sono state adottate. A Lampedusa continuano ad arrivare profughi dalla Libia - aggiunge il ministro - mentre con la Tunisia funziona l'accordo di rimpatrio. In Libia, però, c'è la guerra e finchè dura la guerra arriveranno i profughi, questo è il problema".

E mentre proseguono i combattimenti tra ribelli e forze del regime di Gheddafi intorno a Misurata e in diverse città della Libia, si è appreso oggi che motovedette del rais hanno attaccato con artiglieria e batterie antiaeree unità navali britanniche, canadesi e francesi in servizio di pattugliamento nelle acque libiche, le quali hanno risposto al fuoco senza essere colpite. E' accaduto poche ore dopo la conquista dell'aeroporto di Misurata da parte delle forze ribelli.

Altri particolari, poi, sono stati resi noti sull'uccisione di un cittadino francese a Bengasi. Era un ex militare di 47 anni, fondatore e titolare di una società per la sicurezza privata che assoldava ex soldati.
Pierre Marziali, questo il nome della vittima, aveva fondato nel 2003 la Secopex, che sul suo sito Internet si presenta come "società di appoggio strategico ed operativo" ed ha sede a Carcassonne, nel sud-ovest della Francia.

Raggiunta telefonicamente, la società ha confermato che alcuni dei suoi uomini sono presenti a Bengasi ma ha rifiutato ogni altro commento. Nella vicenda risultano ancora agli arresti altri quattro francesi.
Marziali fu sottufficiale del 3/o reggimento paracadutisti fanteria navale di Carcassonne. Secondo le fonti, le attività della Secopex sono spesso finite nel mirino dei servizi di informazione francesi.
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Messaggio Da pnd90 Lun 23 Mag 2011 - 20:18

Roma, 23 mag (Il Velino) - Giorni di intensa attività diplomatica per il Consiglio nazionale transitorio: emissari di Bengasi sono volati a Mosca ed Ankara ottenendo impegni e nuovi riconoscimenti. E nella giornata che si è aperta con nuovi scontri alla frontiera con la Tunisia, l’Unione europea ha annunciato l’ampliamento dei destinatari di sanzioni e la Francia ha presentato l’imminente invio di elicotteri da combattimento.

CNT IN RUSSIA E TURCHIA - Dopo la visita a Bengasi dell’Alto rappresentante Ue Catherine Ashton, con l’apertura della delegazione ufficiale europea, il governo transitorio ha proseguito la sua “offensiva diplomatica”. Il capo del Consiglio Mustafa Abdul Jalil è volato ad Ankara dove il ministro degli Esteri turco ha detto di considerare il Cnt come “legittimo e riconosciuto rappresentante del popolo libico”. A Mosca, alcuni esponenti del governo transitorio hanno incontrato il ministro degli esteri Serghej Lavrov per il quale “è importante concordare una lista di partecipanti ai futuri colloqui che includa tutte le forze politiche e tribali in Libia". Il dialogo con mosca, assicurano le parti, proseguirà. E mentre gli emissari erano in trasferta, Bengasi ha accolto l’inviato degli Usa Jeffrey Feltman: “Il popolo libico ha il diritto di determinare il su futuro” e “Gheddafi deve lasciare il potere e il paese”, ha detto il funzionario Usa.

UE AMPLIA LE SANZIONI - Il Consiglio affari Esteri riunito a Bruxelles ha deciso di aumentare il numero di destinatari delle sanzioni già disposte contro Muammar Gheddafi e il suo entourage. Una lista che comprenderà un’altra figura del regime di Tripoli e un’altra “entità” economica libica. Con questa decisione, si legge in una nota da Bruxelles, i Ventisette decidono di “intensificare gli sforzi per impedire al regime l’accesso a risorse e finanziamenti per evitare che Tripoli tenga in piedi il suo arsenale militare e recluti nuovi mercenari”. I dettagli del nuovo provvedimento, spiega ancora la nota del Consiglio, saranno diffusi domani, martedì 24.

FRATTINI DIFENDE ASHTON - L'Italia ha trasmesso a Catherine Ashton il “perdurante e pieno sostegno politico per il suo lavoro”. Lo ha detto Franco Frattini a proposito dell’Alto Rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, in risposta alle domande dei cronisti che gli chiedevano un giudizio sull’operato della baronessa inglese a capo della diplomazia europea. “Il lavoro della Ashton è quello che nella Commissione dove c’ero io svolgevano tre Commissari più Javier Solana”, ha aggiunto Frattini. Il ministro ha poi ricordato che i Ventisette confermano la decisione politica di promuovere lo sblocco dei beni di Gheddafi, deciso dalla comunità internazionale, per fornire al governo di Bengasi e alla popolazione civile risorse economiche utili a superare le difficoltà imposte dalla crisi.

GLI ELICOTTERI DI PARIGI - La Francia invierà elicotteri da combattimento in Libia per poter colpire con maggiore precisione obiettivi militari sul terreno. Lo ha detto il ministro degli Esteri transalpino Alain Juppé a margine dei lavori del Consiglio affari esteri tenutosi a Bruxelles. Juppé ha spiegato che l'impiego di elicotteri rientra "pienamente nelle coordinate della risoluzione 1973" del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite con cui si autorizza l'uso della forza per proteggere la popolazione civile. Secondo il quotidiano francese Le Figaro, dodici elicotteri sono stati issati a bordo della nave da guerra BPC Tonnerre, salpata il 17 maggio dalla base navale di Touloun.
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